Descrizione del progetto
Il progetto qui descritto prevede un titolo e un sottotitolo ufficiali:
Spedizione CAI al Monte Ararat
Saliamo insieme una montagna simbolo come cerniera tra due culture per celebrare i 150 anni del CAI.
Il Club Alpino Italiano festeggia nell’anno 2013 i 150 anni dalla Fondazione avvenuta a Torino nel 1863. Per questa occasione è stato ideato un progetto di portata nazionale, veramente significativo per celebrare l'anniversario di fondazione del Sodalizio.
Si tratta di accompagnare un gruppo di ragazzi dell’Alpinismo Giovanile italiano sulla cima di una montagna carica di significato e condurre in parallelo una ricerca scientifica.
Il futuro del CAI sono i giovani ed in questo progetto rappresentano l’obiettivo primario della collaborazione tra commissioni nazionali che si occupano di educazione e cultura in relazione al mondo della montagna.
Il gruppo che affronta la spedizione è quindi composto per buona parte da ragazzi con età compresa tra i 15 ed i 17 anni, accompagnati da titolati di Alpinismo Giovanile. Del gruppo faranno parte Operatori della TAM per cogliere gli aspetti del territorio ospite, esponenti del CSC per approfondire tematiche scientifiche e culturali e medici della CCM.
La meta è il Monte Ararat, questo è il nome del monte dove, secondo una vecchia e affascinante leggenda, si dice sia approdato Noè con la sua arca, dopo il diluvio universale. Questo è quindi il punto del mondo da dove l’umanità avrebbe vissuto la sua seconda genesi.
Questa scelta implica anche un richiamo ad una cultura di pace e tolleranza: la parola Ararat contiene in sé un contrasto, che ha come sfondo uno dei drammi più terribili del XX secolo. Ararat in armeno significa infatti “luogo creato da Dio”, mentre in turco, quella stessa parola, ha un significato opposto: “la montagna del dolore”. Il nome dei luoghi non è casuale e in questo caso il contrasto linguistico cela il contrasto tra due etnie: turchi e armeni. Per gli armeni era il monte sacro, ma il monte non è più loro che sono cristiani. Oggi appartiene alla Turchia, mussulmana.
Gli armeni si convertirono al cristianesimo nell’anno 301, avevano già perso la loro indipendenza nel XIV secolo ed erano finiti, divisi fra Turchia e Persia, a vivere come minoranza religiosa sotto i mussulmani. Poi, nel 1828, la loro terra, sempre campo di battaglia di diversi nemici, venne divisa di nuovo: questa volta fra l’impero russo e quello ottomano. Parte degli armeni si ritrovarono così sudditi del sultano e perciò vittime di ricorrenti esplosioni di fanatismo mussulmano.
Lo scoppio della prima guerra mondiale segnò la tragedia degli armeni. Essendo entrati in guerra contro la Russia, i turchi non si fidavano di questa loro minoranza cristiana proprio ai confini con il nemico e decisero di intervenire radicalmente contro quel “pericolo”. Il genocidio armeno non fu mai recepito dall’opinione pubblica internazionale. Contrariamente ai tedeschi che, generazione dopo generazione, hanno dovuto affrontare il problema della responsabilità collettiva dell’olocausto, nessuna ha obbligato i turchi a portare il peso della colpa per il genocidio armeno.
Spedizione CAI al Monte Ararat
Saliamo insieme una montagna simbolo come cerniera tra due culture per celebrare i 150 anni del CAI.
Il Club Alpino Italiano festeggia nell’anno 2013 i 150 anni dalla Fondazione avvenuta a Torino nel 1863. Per questa occasione è stato ideato un progetto di portata nazionale, veramente significativo per celebrare l'anniversario di fondazione del Sodalizio.
Si tratta di accompagnare un gruppo di ragazzi dell’Alpinismo Giovanile italiano sulla cima di una montagna carica di significato e condurre in parallelo una ricerca scientifica.
Il futuro del CAI sono i giovani ed in questo progetto rappresentano l’obiettivo primario della collaborazione tra commissioni nazionali che si occupano di educazione e cultura in relazione al mondo della montagna.
Il gruppo che affronta la spedizione è quindi composto per buona parte da ragazzi con età compresa tra i 15 ed i 17 anni, accompagnati da titolati di Alpinismo Giovanile. Del gruppo faranno parte Operatori della TAM per cogliere gli aspetti del territorio ospite, esponenti del CSC per approfondire tematiche scientifiche e culturali e medici della CCM.
La meta è il Monte Ararat, questo è il nome del monte dove, secondo una vecchia e affascinante leggenda, si dice sia approdato Noè con la sua arca, dopo il diluvio universale. Questo è quindi il punto del mondo da dove l’umanità avrebbe vissuto la sua seconda genesi.
Questa scelta implica anche un richiamo ad una cultura di pace e tolleranza: la parola Ararat contiene in sé un contrasto, che ha come sfondo uno dei drammi più terribili del XX secolo. Ararat in armeno significa infatti “luogo creato da Dio”, mentre in turco, quella stessa parola, ha un significato opposto: “la montagna del dolore”. Il nome dei luoghi non è casuale e in questo caso il contrasto linguistico cela il contrasto tra due etnie: turchi e armeni. Per gli armeni era il monte sacro, ma il monte non è più loro che sono cristiani. Oggi appartiene alla Turchia, mussulmana.
Gli armeni si convertirono al cristianesimo nell’anno 301, avevano già perso la loro indipendenza nel XIV secolo ed erano finiti, divisi fra Turchia e Persia, a vivere come minoranza religiosa sotto i mussulmani. Poi, nel 1828, la loro terra, sempre campo di battaglia di diversi nemici, venne divisa di nuovo: questa volta fra l’impero russo e quello ottomano. Parte degli armeni si ritrovarono così sudditi del sultano e perciò vittime di ricorrenti esplosioni di fanatismo mussulmano.
Lo scoppio della prima guerra mondiale segnò la tragedia degli armeni. Essendo entrati in guerra contro la Russia, i turchi non si fidavano di questa loro minoranza cristiana proprio ai confini con il nemico e decisero di intervenire radicalmente contro quel “pericolo”. Il genocidio armeno non fu mai recepito dall’opinione pubblica internazionale. Contrariamente ai tedeschi che, generazione dopo generazione, hanno dovuto affrontare il problema della responsabilità collettiva dell’olocausto, nessuna ha obbligato i turchi a portare il peso della colpa per il genocidio armeno.